La via dei mulini, la Taormina industriale nella valle del Sirina

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Nel 1713 dagli ingegneri militari sabaudi e riportati nella carta topografica elaborata per Vittorio Amedeo vengono individuati con estrema precisione otto mulini ad acqua, ma Taormina nella odierna frazione di Villagonia ospitava fino alla seconda guerra mondiale varie industrie fra cui, mulini per la produzione della farina ed in passato per la produzione del sommacco ,trappeti,  fabbriche per la produzione delle marmellate, estratti degli agrumi, per la produzione di chiodi e soprattutto per la produzione di gesso.

Degli otto mulini citati e ritratti in mappa cinque sono ancora presenti, uno è perfettamente funzionante ma inattivo, un altro è un semi rudere ma che presenta ancora la struttura a ruota orizzontale, degli altri , uno fu devoluto a cartiera ed un altro ad industria del ghiaccio , altri tre sono dei ruderi e l’ultimo che era situato in prossimità del mare , demolito e ricostruito come civile abitazione.

Nel 1866 a seguito della costruzione della linea ferroviaria fu realizzato un canale per la gestione delle acque denominato “Canale Sifone “ che serviva oltre che per le necessità ferroviarie anche per le industri agroalimentari, edili e per l’agricoltura tanto da estendersi , passando parallelamente alla ferrovia dove ancora in alcuni tratti e perfettamente visibile , fino al quartiere dell’odierno San Giovanni in Giardini Naxos.

Nella toponomastica odierna si identificano la “via mulino” che si diparte dal quartiere Ortogrande in Giardini Naxos il quale si congiunge alla “via dei sei molini” che giungeva fino alla sponda del torrente Sirina e tramite un ponte collegava alla “via molino” che giungeva fino a Taormina.

Lungo la valle si rinvengono, un acquedotto moderno che fornisce la città di Taormina, un acquedotto risalente molto probabilmente ai primi del secolo scorso il quale risulta essere composto da due vasche ipogee di decantazione rivestite di malta ed interconnesse ed ancora ben mantenute, dietro la struttura si è una galleria di captazione.

Nella stessa area si rinvengono due vasche di raccolta del vecchio acquedotto di Giardini datato 1957.

Proseguendo un altra galleria di captazione in disuso con spalle in muratura nella prima parte mentre la parte finale pare sia stata scavata all’interno della roccia, infine la “grotta” dei Mergoli ( Stalattiti) anch’essa probabilmente usata per captare acqua,  tutto attorno condotte di vari materiali ferro, cotto e canalette scavate sulla roccia a testimonianza del complesso sistema di captazione e veicolazione dell’acqua ad uso civico, agricolo e agro industriale. Sulla sovrastante area dove sorgeva l’antica Mylai si rinvengono tutt’oggi diversi  pozzetti di origine tardo romano o medievale.

Collegate all’area , le cave di origine medioevale che si rinvengono sul litorale di Giardini Naxos e Taormina in Frazione di Mazzarò da cui venivano ricavate le macine e molazze in conglomerato cementizio naturale,  devolute alla molitura delle olive, alla macina delle granaglie , alla frantumazione di minerali e per la produzione della pasta per la fabbricazione della carta.

Il torrente Sirina in epoca romana.

Vari documenti storici indicano la possibilità che la città di Taormina si rifornisse già in epoca romana dal torrente il quale però si trova ad una quota altimetrica  al disotto del piano della città. Dai vari perlustramenti dell’area si è avuto modo di identificare un canale d’acqua posto ad una quota confacente che riportano per la tipologia e sopratutto per il materiale utilizzato all’epoca romana anche se potrebbe derivare da una condotta greca riadattata.

Questo si diparte da una quota di 225 m.s.l.m dal vallone sottostante l’abitato di Castelmola lato Sud e risulta intagliato per un lungo tratto sulla viva roccia su un alta parete, i locali lo identificano come “passo del condotto”, da qui poi per un tratto che in passato fu fortemente antropizzato si disperde il tracciato anche se rimangono delle evidenti testimonianze, si rinvengono parte del intonaco del canale e diversi cocci costituenti la canaletta , successivamente sul lato nord, al disotto di quello che viene definito “piano delle ficare” dove fu realizzata l’antico avamposto di Mylai , il tracciato riprende per giungere fino alla contrada decima in Taormina passando sotto quella che fu “la scala traversa” via di collegamento fra le contrade “piano ficare”, il Sifone e la città.

La geologia e la botanica della valle del Sirina

 
La Valle è caratterizzata da rocce carbonatiche (calcari-dolomie e marne) e da particolari condizioni climatiche piuttosto mesiche, ospita uno straordinario patrimonio floristico-vegetazionale, con una flora complessiva di circa 300 specie vegetali (censimento floristico in corso). Con alcune specie endemiche rupicole di notevole valore scientifico, elementi floristici con una distribuzione geografica piuttosto ristretta come: Fiordaliso di Taormina (Centaurea tauromenitana Guss.), specie endemica puntiforme dalla vistosa fioritura primaverile, il garofono delle rupi (Dianthus rupicola Biv.), specie di Direttiva Habitat, endemica dell’Italia meridionale e Sicilia, il Bupleuro cespuglioso (Bupleurum fruticosum L.), arbusto sempreverde a fioritura estiva, ecc. 

Sui costoni, più o meno inclinati, esposti a sud è stata rilevata la prateria steppica a dominanza di Ampelodesma (Ampelodesmos mauritanicus (Poir.) T.Durand & Schinz), habitat prioritario di conservazione secondo la Direttiva Habitat 43/92, assieme ad alcune specie steppiche di alto pregio naturalistico, come Barbone a due spighe (Andropogon distachyos L.), e Trebbia di Allioni (Heteropogon allionii (DC.) Roem. & Schult.) e numerose orchidee spontanee, nonchè alcune specie di interesse alimentare, come: Caccialepre, Finocchio selvatico, Borragine, Asparago pungente, Cavolicello , ecc.

La legenda

“….Orbene, la nostra maga, che viveva nell’antro della sorgente del Sifone, era anche molto brava nella musica e la gente affermava che, nel silenzio della notte, si sentiva una musica melodiosa, accompagnata dal dolce canto della maga, che, portata dal vento, arrivava a Taormina. Erano canzoni che non avevano niente di umano e sembrava che provenissero dall’Oltretomba e la gente ascoltava con un misto di piacere e di paura insieme. Per queste sue qualità musicali e canore, la maga veniva chiamata “La Sirena”; il suo nome, deformato dalla voce popolare e dialettale in “Sirina”, è rimasto come nome del torrente,. …”  da Ciccio Cipolla.

Si ringraziano: Prof. Saverio Sciandrello (Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali, Università di Catania); l’agronomo Carnabuci Daniel dell’associazione Serapide;  Consalvo Gaetano direttore dell’Istituto per la Cultura Siciliana; Giuseppe Smedile e il professore Francesco Consalvo del Gruppo degli archeopensionati; lo storico Alessandro Abate; il presidente dell’archivio storico di Giardini Naxos Antonino Vadalà; Prof. Ernesto Bellomo geologo;  la guida turistica Sara Russo; gli scalatori Davide Russo e Daniele Seminara; Franco Stracuzzi; Giuseppe Spadaro;  Michele Abate; Strazzeri Cesare; Carmela D’Agostino; Erica Russo, Rita Budroni.

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